Paola De Benedetti
La tivù dei ragazzi: dialogare con l'infanzia
La televisione indirizzata ai bambini ha inciso nell’immaginario di generazioni di telespettatori molto di più di quella generalista. Chi non ricorda almeno un personaggio del piccolo schermo amato nella propria infanzia? La storia di questo genere ha avuto un’evoluzione, come tutto il linguaggio televisivo, ma con una stabilità maggiore rispetto agli altri filoni ed è stata uno dei punti di forza del servizio pubblico. Ne parliamo con Paola De Benedetti, protagonista della televisione per minori. Entrò in Rai per concorso nel 1962 (con Tantillo, Siciliano, Golino) nella direzione dei culturali di Leone Piccioni. Il responsabile dei ragazzi era Umberto Pacilio, che veniva dalla radio.
La programmazione al tempo era verticale; ogni giorno un diverso appuntamento settimanale che si concludeva la domenica con il varietà La nonna del corsaro nero di Vittorio Merz. Il monopolio radiotelevisivo aveva una missione pedagogica: informare divertendo e divertire informando, secondo l’indirizzo di Ettore Bernabei. Nel piccolo schermo c’erano persone vere che parlavano con i ragazzi. Era una tivù di parole che porgevano immagini dense ma rallentate. La produzione di cartoni era quasi inesistente in Italia, rivolta solo alla pubblicità. La Disney si indirizzava al cinema e all’editoria. Il Giappone era assente. Si trasmettevano pochi cartoni, acquistati prevalentemente dai paesi dell’est europeo (Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria). I programmi erano rivolti ai ragazzi tra gli 8 e i 13 anni.
Paola De Benedetti si impegnò ad aumentare gli spazi, creando una fascia di mezz’ora per i piccoli che non erano ancora considerati pubblico, quelli in età prescolare. Andò anche alla BBC per studiare le formule di produzione. Uno dei suoi programmi più famosi e longevi fu Giocagiò. Tanti furono i personaggi noti e amati: Topo Gigio, manovrato con arte e grazia impareggiabili da Maria Perego, Scaramacò di Sandra Mondaini, Mago Zurlì di Cino Tortorella, La Pimpa cagnolina di Altan, Calimero il pulcino nero, traslocato da Carosello ai programmi. Produzioni più complesse e di respiro culturale come La gazza ladra (nomination all’Oscar), Pulcinella, Il flauto magico e Marco Polo, disegnate da Lele Luzzatti con la regia e i testi di Giulio Gianini, ebbero successi di ascolto e repliche. Paola De Benedetti si dedicò molto anche allo Zecchino d’Oro, popolarissimo, intramontabile e sempre vivo nell’immaginario italiano e internazionale, al pari del Festival di Sanremo.
“Chi seppe creare il genere della canzone per i bambini - afferma De Benedetti - fu Mariele Ventre, che inventò il coro dello Zecchino e il modo di proporre le canzoni, assieme al grande Tortorella. Lo Zecchino d’oro è parte importante della cultura nazionale. Il genere del concorso di canzoni resta ancora solido, anche se non esiste più il mercato discografico.”
Negli anni 80 ci fu la grande svolta nella programmazione per minori. L’avvento delle televisioni commerciali impose una strada nuova, quasi obbligata, per impedire che la concorrenza divorasse l’ascolto. La tivù del dialogo con i bambini fu sostituita dalle immagini veloci che arrivavano a calamitare e a condizionare i giovanissimi. I cartoni giapponesi rompevano lo stile del cartone classico, che era più simile al racconto fiabesco, imponendo, con ritmo meno narrativo e più stereotipato nelle immagini e nei sonori, un diverso modo di fruire le storie. Goldrake e Capitan Harlock erano i nuovi personaggi, non più persone né animali ma macchine umanoidi trasformabili, al passo con i nuovi tempi tecnologici. Cominciò la produzione italiana, spesso con i francesi (Sissi). I tedeschi realizzarono Heidi insieme ai giapponesi. Furono trasmessi anche i telefilm in serie: Pippi Calzelunghe, Zorro, Furia cavallo del west, Happy Days. Le differenze di età tra bambini e ragazzi erano di fatto omogeneizzate.
“La grande distinzione tra il servizio pubblico e le reti commerciali- dice Paola – è stata nel nostro codice di autodisciplina. Noi facevamo molta attenzione a non trasmettere violenza e disgusto. Ci avvalemmo di consulenti di grande esperienza come la sociologa Marina D’Amato. Il linguaggio televisivo oggi è ovviamente molto diverso ma penso che sia ancora doveroso per il servizio pubblico realizzare una tivù per bambini (lo sta facendo ottimamente Luca Milano con la sua direzione) perché l’infanzia, riconosciuta come condizione dell’esistenza dalla pedagogia moderna, non può prescindere dall’avere programmi a lei dedicati, pena la caduta nel vecchio adultismo o, peggio, nello sfruttamento commerciale. Credo che si possa e si debba fare oggi una televisione dialogante con i ragazzi, anche se sono ormai assuefatti al linguaggio veloce dei cartoni. Servono persone vere che sappiano parlare come maestre d’asilo; i bambini si affezionano a loro, come avviene per il sempreverde L’albero azzurro. Bisogna recuperare la narrazione diretta, fornire storie con contenuti strutturati, sviluppare non solo la parte emotiva ma anche quella consequenziale. Come personaggi adatti all’età prescolare mi piacciono molto il pinguino Pingù e la maialina Pig.”
Paola De Benedetti è stata poi, negli anni 90, vicedirettore di RaiUno con i direttori Brando Giordani, Giovanni Tantillo e Agostino Saccà, ma l’interesse centrale dei suoi quarant'anni in Rai è stato rivolgersi ai bambini per informare divertendo e divertire informando.
Rivista di Rai Senior Nuova Armonia diretta da Umberto Casella
rubrica Per un certo verso di Antonio Bruni n.2 febbraio 2020
Le due tivù per i piccoli
Esplode il cartone moderno
sonori e lampi in frantumi
travolge e trascina attenzione
il bimbo intrattiene e lo ferma
distoglie da danni e capricci
gli occhi gli strega e il respiro
c’è anche un’altra tivù
che al piccolo parla diretta
lo guida per mano ai colori
la voce è umana e tranquilla
arriva allo sguardo e coinvolge
gli provoca interno contatto
ai volti lui si affeziona
il video diventa compagno
parola accarezza assicura.