Letizia e il tamburino da Sognando i Serpesci
video interpretazione di (premere sul nome) Marta_Scelli Ornella_Cerro
Letizia e il tamburino da Sognando i Serpesci
Il nostro è un paese silenzioso; si sente solo il rumore del fiume, un rigo d’acqua che precipita in una fessura.
Mi sembra di abitare sulla lama di un coltello tanto è stretto; dalla piazza scende solo una stradina lunga lunga, quella dove è casa mia e con questa termina il paese. Da una parte c’è uno strapiombo; dall’altra una discesa ripida sulla strada provinciale. In questa viuzza stretta passa a stento una macchina e solo nel senso della discesa.
Tutte casupole minime, costruite senza criterio. Dei tre palazzetti signorili, uno solo è semi abitato. Non c’è quasi più nessuno. Le case si riempiono solo ad agosto, quando tornano i villeggianti.
Di giorno ascolto la radio, mi tiene compagnia mentre lavoro o sbrigo le faccende. Ascolto le voci e penso alla faccia di chi parla. Preferisco immaginarla a modo mio e mi invento uomini bellissimi: alti e forti quelli con la voce profonda, giovani e snelli quelli più simpatici, ma anche i grassoni e i vecchi pieni di grinze e quelli antipatici.
Quando vedo la gente in televisione, rimango delusa; le facce sono finte, truccate. Perciò la guardo poco, la sera. Poi mi sembra che per radio le voci siano più belle, aggraziate, eleganti, distanti dal nostro dialetto che è rozzo e volgare.
Faccio la sarta in casa ma non faccio vestiti; non me li ordina più nessuno; faccio gli orli alle giacche per una fabbrica di confezioni qui vicino. Li vado a prendere e li riporto una volta alla settimana, in corriera, e così mi sposto, esco dal paese e vado nel centro più grande dov’è la fabbrica. Non è una città, è un paesone brutto ma almeno lì c’è vita: botteghe, vetrine, caffè, giovani. Faccio anche la spesa e guardo le persone che passano per strada. Qui invece non si vede nessuno
C’è solo Raffaele che rompe il silenzio e anche le scatole, e tanto!
E’ il figlio di una mia cugina, ha trent’anni ed è scemo dalla nascita.
E’ buono, non fa male a una mosca!
Tutte le mattine sale sul tetto di casa sua, che è difronte alla mia, dall’altra parte del vicolo. Il tetto non è ripido e scende su un terrazzino, non c’è pericolo, si può stare tranquilli.
Da una parte il tetto è fatto ancora di vecchie tegole mentre sull’altro lato dell’abbaino la copertura è nuova , di una materiale che non so, sembra metallo.
Raffele ha due mazze di tamburo e una di grancassa; erano del nonno che suonava nella banda del paese, quando era popolato. Adesso, anche se mettete tutti gli abitanti insieme, non basterebbero a fare una banda.
I tamburi e la grancassa non ci sono più! Sono rimaste solo le mazze.
Raffaele vorrebbe suonare come suo nonno, fare il tamburino, ma non ha gli strumenti né la banda.
E allora sale sul tetto e batte sulle tegole e così si esibisce di fronte al mondo!
Ha scoperto che in punti diversi il suono cambia; sulle tegole nuove è metallico, su quelle vecchie è più sordo, ma non è sempre lo stesso, dipende da cosa c’è sotto.
Allunga le braccia per battere in più punti come se avesse davanti uno strumento enorme (come si chiama quello che si vede in tivù? Xilogra...? xilofano?)
Con la voce intona marce militari e si accompagna con questo grande tamburo, batte il tempo. Tun turutun tun turutun, tunturun tun tun
Si sgola, suda, si affatica ma non la smette mai.
Quando si sente in forma è capace di andare avanti anche per due o tre ore.
Solo quando piove smette perché il suono sul bagnato non esce.
Quando termina è sfinito ma felice e mi chiede sempre: Letizia ti è piaciuto il mio concerto?
Qualche volta mi diverte e mi fa tenerezza, ma spesso non lo sopporto.
L’altra mattina avevo dormito male e mi sono svegliata con un mal di testa che non è andato via nemmeno con due caffè. Mi faceva male anche la pancia.
Raffaele ha cominciato a pestare le tegole come una furia e più il rumore aumentava, più rideva.
Ho retto, ho retto ma poi ho aperto la finestra e gli ho gridato:
“Raffaele smettila! Mi sento male, ho la testa che scoppia, non ce la faccio più a sentirti!”
Lui si è fermato e sembrava sorpreso, poi mi ha detto:
“oh Letizia e tu parli? E che devo dire io che devo battere tutti i giorni per ore e ore ed ho le orecchie rotte e le braccia che mi fanno male?”