Contare racconto da Sognando i Serpesci
video interpretazioni ( premere sul nome) di Federico_Pacifici , Piermarco_Venditti https://youtu.be/01-LKAVCmFI
I numeri sono la vita
conta e riconta alla fine saprai
se non hai contato più non ricordi
se non sai contare niente tu conti
se quello che hai intorno non conti
tu quanti ne contiene non sai
Mi piace contare; devo contare tutto quello che ho davanti, le cose, gli spazi, le sequenze.
Vado a trovare un mio amico che vive in grande appartamento con un salone molto arredato, che si apre sue due stanze e un corridoio. Mentre mi prepara il caffè, mi guardo intorno e comincio a contare le aperture sull’esterno: un balcone e una finestra, un’altra finestra in studio, una nella stanza da letto e una nel bagno attiguo ( e sono cinque).
Poi conto le aperture interne: la porta del corridoio, quella dello studio, quella da letto, quella del bagno e quella sull’altro corridoio (e sono altre cinque).
Quindi siamo già a cinque più cinque, dieci.
Passo ai quadri e sono tanti: due tra le porte del corridoio, quattro su una parete e quattro sull’altra che fa angolo, (e sono dieci) tre tra balcone e finestra,( e sono tredici) cinque sopra il divano, ( e sono diciotto) tre sulla porta dello studio (ventuno), tredici sopra il pianoforte nello studio, (ventuno più tredici e sono trentaquattro) tre di lato e tre sulla parete di fronte e sono quaranta, poi sei in stanza da letto e due in bagno: quarantotto. Possibile? Ricontiamo .
Due tra le porte del corridoio, quattro su una parete e quattro sull’altra che fa angolo, (e sono dieci) tre tra balcone e finestra,( e sono tredici) cinque sopra il divano, ( e sono diciotto) tre sulla porta dello studio (ventuno), tredici sopra il pianoforte nello studio, (ventuno più tredici e sono trentaquattro) tre di lato e tre sulla parete di fronte e sono quaranta, poi sei in stanza da letto e due in bagno: quarantotto, ci siamo.
Dieci porte e finestre e quarantotto quadri: totale cinquantotto.
Non ho finito: contiamo le sedute: di cinque elementi è composto il divano ad angolo, poi ci sono due divani di fronte e sono sette, sei poltroncine e sono tredici, due sedie dietro il tavolo (quindici) una poltroncina da scrivania e sono sedici.
Dieci porte e finestre e quarant... due quadri? No quarantacinque? No ricontiamo…
Due tra le porte del corridoio, quattro su una parete e quattro sull’altra che fa angolo, (e sono dieci) tre tra balcone e finestra, (e sono tredici) cinque sopra il divano, (e sono diciotto) tre sulla porta dello studio (ventuno), tredici sopra il pianoforte nello studio, (ventuno più tredici e sono trentaquattro) tre di lato e tre sulla parete di fronte e sono quaranta, poi sei in stanza da letto e due in bagno: quarantotto. Non c’è errore.
Dieci tra porte e finestre, poi quarantotto quadri e sedici sedute... fa?
Settantaquattro! Giusto?
Arriva l’amico con il caffè e comincia a raccontarmi del suo ultimo lavoro; vorrei contare anche tutte le statuine e i soprammobili ma non posso, devo ascoltarlo. Ne intravedo due più cinque. più una accanto alla porta e due vasi, ma mi devo interrompere per parlare con lui; troppi elementi ancora mancano alla conta.
Quante cose ho contato?
Dopo mezz’ora di conversazione, esausto, dico che devo andar via; mentre ci salutiamo, nell’ingresso guardo la grande libreria fatta di scatole di legno sovrapposte. Mamma mia! Quante sono? Non è facile individuarle e contarle perché sono confuse dai libri che straboccano. Quante scatole sono gli chiedo? “Nove linee di cinque scatole ognuna, quindi quarantacinque”. Come fa a essere così preciso? Io le avrei contate una ad una. Vorrei verificare ma è bene che vada.
Scendo le scale, lunghe perché il palazzo ha i soffitti alti: cinque gradini attorno al vano ascensore, poi nove (e sono quattordici) si gira sul pianerottolo poi altri nove e altri cinque e siamo al secondo piano: quattordici più nove più cinque e siamo a ventotto. Altri ventotto tra il secondo e il primo e quindi sono cinquantasei. Dal primo al piano terra sono ventotto fino all’ammezzato poi sei più quattro e quindi sono trentotto. Allora ventotto più ventotto più trentotto fa novantaquattro gradini per salire tre piani!
Sono stato preciso?
Esco in strada e guardo i tavolini del bar allargati sul marciapiede: sei tavolini tondi: quattro hanno quattro sedie e due ne hanno tre: sei più sedici più sei: totale ventotto.
Quante auto parcheggiate lungo questo pezzo di marciapiede? Tre più quattro più due: totale nove.
Le striscie bianche per attraversare sono sette, la linea in mezzo, più sette e sono quindici.
Il conteggio non mi abbandona mai. Esercito di continuo la mia mente aritmetica, ma quando vado a fare le somme non ricordò più esattamente gli addendi e quindi mi sbaglio. A che serve contare se le somme non sono esatte?
Guardo il palazzo dall’altra parte della strada: sei piani, nove finestre a piano e sono cinquantaquattro più quattro negozi e il portone d’ingresso sono cinquantanove aperture nella facciata. Quattro lampioni da una parte e tre dall’altra, asimmetrici, e sono sette.
In strada passa tanta gente ed io sono soddisfatto: loro non contano niente ma io sono uno che conta!