Anima canto n.84 nono coro: la pienezza video
Francesca Bianco Teatro Belli Roma 20 aprile 2017 regia Antonio Salines https://youtu.be/1PrQzDJVYxs
Francesca Bianco Teatro Belli Roma 21 aprile 2017 regia Antonio Salines
Francesca Bianco Teatro Belli Roma 22 aprile 2017 regia Antonio Salines https://youtu.be/ZfrOU1oQjiI
Francesca Bianco Teatro Belli Roma 23 aprile 2017 regia Antonio Salines
Non è la mia anima e chiama
Quel masso in salita crescente
che sempre ho dovuto tirare
spingendolo contro corrente
nessuno ti presta attenzione
son tutti impegnati a tirare
i sassi secondo le forze
in basso il verde è più folto
in quota diradano piante
procedo ed è sempre più spoglio
le rughe si estendono in pelle
qualcosa si perde di esterno
aumentano interni volumi
non servono più quelle foglie
smarrite funzioni formali
inutili o solo di ruolo
si acquista coscienza e costanza
non voglio voltarmi a guardare
cammino mi sembra all’inizio
e devo procedere sola
tenendomi quello che sento
non posso che dire balbuzie
ma come descrivere a un uomo
quel sordo serpeggio del mestruo
che striscia in malessere e morde ?
oppure parlargli del parto
quel tuono in sereno saetta
ti spacca vagisce e ti colma
davanti ti pone quel frutto
miracolo umano compiuto
dapprima celato e ignoto
orgoglio e potenza mi innalzo
verifico tocco e lo afferro
che non sia miraggio invenzione
al seno l’aggrappo di bocca
la mano in germoglio che afferra
dichiara possesso dell’altro
son altra o lui è altro da me ?
la carne che era mia carne
che vuole succhiarmi il midollo
non è la mia anima e chiama
un’ombra sfuggita ma è luce
incredula in lui mi rifletto
pancione mi dava importanza
incinta sentivo il potere
qualcosa ai comuni negata
regale avanzarmi agli sguardi
affetto ossequio e invidia
di stato di grazia totale
pensano gli altri che il parto
sia un passo obbligato al dolore
condanna di madre a soffrire
non era in me un atto dovuto
ma replica intensa di gioia
per essere in due nell’ambire
la sfida di lotta di vita
il figlio legittima ardire
di giovane donna ma a cosa ?
entravo nel centro del mondo
quell’essermi fatta ingranaggio
ruotavo con forza di denti
portando in avanti il fardello
il ruolo di forte formica
ma con il cervello e da sola
infilata in umano groviglio
restando unica e intatta
il solco che traccio è il mio
dall’alto è confuso tra gli altri
immenso il reticolo in scena
eppure il mio volto è sentiero
procedo in autunno in un bosco
tappeto rossiccio che scrocchia
un segno sonoro che esisto
mi guardo nel corpo e conosco
la pancia smagliata dal frutto
caviglie gonfiore dei passi
quei fili di bianco esperienza
le unghie caparbie in difesa
le occhiaie dal troppo osservare
cardiaci i tocchi e il respiro
che affanna si strozza la voce
le lacrime a getto sfrenato
le tracce di quelle passioni
attrici indiscusse di me
oscure inibite poi aperte
legittime in loro diritto
Sb">
motore di vita e conquista
mi hanno almeno esentata
dal rischio di avere rimpianti
curiosa in costante cercare
il vero celato nel cosmo.